Il movimento durante e dopo un tumore

Restare in movimento di fatto è un vero toccasana: se da un lato contribuisce a migliorare lo stato di benessere in chi sta affrontando la malattia- dall’altro è un potente mezzo per il benessere psicologico.

Molteplici studi, ad esempio, dimostrano che lo sport aiuta a mitigare gli effetti collaterali delle terapie come astenia, nausea e dolore. In generale l’attività fisica, che non significa necessariamente praticare un’attività sportiva, può essere considerata un vero e proprio farmaco, infatti aiuta a modulare il sistema ormonale ed immunitario da cui spesso dipende, a sua volta, la modulazione della malattia oncologica.

Il beneficio è già nell’immediato ma lo è ancor di più sul lungo periodo riducendo il rischio di recidiva di ben il 50% per quanto riguarda i tumori al seno oromono-dipendenti (meta-analisi pubblicata su Annals of Oncology nel 2014).

Tuttavia l’attività fisica, proprio perché considarata un vero e proprio farmaco, deve essere dosata e personalizzata: ad ognuno la sua !

La mia raccomandazione è di lasciarsi consigliare da professionisti qualificati, spesso si tratta del fiosioterapista, come, quando e quanta attività fare.

 

Molte donne testimoniano che fare sport mentre si sta attraversando la malattia o anche dopo le cure significa riappropriarsi del proprio tempo e spazio. Quando si ha un tumore la vita cambia e la mente è monopolizzata dalla malattia. Poter prendersi cura di sè attraverso il movimento è fondamentale dunque per cambiare quel processo di non accettazione della malattia. Praticare sport può essere un modo per liberare la mente e la buona riuscita del “lavoro psicologico” dopo la diagnosi.