La libertà e il diritto di sentirsi furiosi

Spesso, nel mio lavoro, devo affrontare la rabbia delle pazienti e sembra che molte di loro si sentano in colpa, o che non sappiano gestire questo sentimento.
È normale provare un’emozione come la rabbia quando si ha a che fare con la diagnosi, le terapie e la vita dopo le terapie.

Un tumore al seno è una grande interruzione della vita: un’inattesa e indesiderata interruzione per chiunque.

Vi invito a leggere questo interessante articolo riguardante il sentimento della rabbia.

LA RABBIA

Per molte pazienti (e familiari) la rabbia è un sentimento inadatto a una persona malata di cancro. Invece è normale provarla e può persino essere utile se si impara a incanalarla e trasformarla in energia positiva e forza di lottare.

Prima o poi, la rabbia monta. Può arrivare in modi diversi, in tempi diversi, ma quando ci si trova a fare i conti con un tumore per molti è quasi inevitabile sentirsi arrabbiati. Arrabbiati con il mondo, con se stessi, con la famiglia e con i curanti. È un sentimento naturale, soprattutto quando ci si sente particolarmente vulnerabili, ed è naturale che in certi momenti prenda il sopravvento.

Alcuni consigli da tenere a mente

La gestione di un’emozione forte come la rabbia può non essere facile, soprattutto per chi, per carattere, prima della malattia non era solito provarla. E non è facile affrontare la natura riprovazione, o gli affettuosi rimbrotti di amici e familiari quando un sentimento così violento riesce a manifestarsi all’esterno. C’è chi cerca di minimizzare, chi addirittura afferma che “la rabbia peggiora il cancro“, contribuendo ad accrescere il senso di colpa della paziente che non ha modo di controllare l’origine di questo sentimento.

È bene anche ricordare che la naturale tendenza a minimizzare e a nascondere la rabbia non ha nulla a che vedere con le cause del cancro, come alcune teorie pseudoscientifiche affermano, ma spesso può incidere significativamente sulla qualità della vita delle pazienti e di chi li assiste quotidianamente.

Anche i familiari – che possono essere bersaglio della rabbia e del tourbillon di emozioni insolitamente violente che spesso la accompagnano, dallo shock al senso di colpa, dalla paura alla tristezza, fino alla depressione – sono infatti spesso in profonda difficoltà e sono preda a loro volta di emozioni analoghe, ancora più difficili da gestire.

In questi casi possono essere molto utili alcune raccomandazioni :

“Provare rabbia è normale, e quindi non bisogna soffocarla; meglio imparare a riconoscerla quando la si esprime piuttosto che tenerla dentro di sé.”

“Semmai può essere utile provare a indirizzarla verso qualcosa di positivo, attivo e creativo: scrivere, fare attività fisica, dipingere, lavorare a maglia. Ogni soluzione è buona se permette di convogliare l’energia della rabbia verso un’altra attività. Se si riesce a spiegare a familiari e persone amate che si sta provando rabbia, e si sta cercando un modo per sfogarla, anche loro possono contribuire a ideare una soluzione creativa. Anche la partecipazione alle attività di gruppi di supporto di malati può essere utile.”

Esplorarne le radici

Un’esperta in psicologia suggerisce di :“suddividere la rabbia nei suoi diversi elementi, un’attività che in psicologia si chiama compartimentalizzare

Innanzitutto occorre domandarsi cos’è che ci fa arrabbiare: la malattia in sé o qualche elemento specifico, come il dolore o la difficoltà di lavorare? L’atteggiamento dei medici o quello dei familiari? Poi è utile individuare tre strategie con un diverso orizzonte temporale: che cosa posso fare per migliorare un po’ le cose, nell’arco della giornata di oggi? Che cosa nel corso della settimana? Che cosa nel prossimo mese? Occorre porsi obiettivi semplici e rimanere concentrati su di essi, così da non lasciare che la rabbia prenda il sopravvento.

L’identificazione dell’origine permette molte volte di trovare una soluzione concreta al problema: per esempio, una situazione dolorosa è certamente fonte di rabbia, ma un buon terapista del dolore può porvi rimedio. Un compagno o una compagna iperprotettivi o, al contrario, assenti, possono generare frustrazione, ma con l’aiuto di una psicologa è possibile affrontare la questione a viso aperto e trovare un compromesso accettabile.

Gli esperti utilizzano spesso la mindfulness (una forma di meditazione), lo yoga e altre tecniche per combattere lo stress. È importante non fermarsi a una tecnica sola, specie se non funziona del tutto: rabbia e stress possono essere per alcune persone sentimenti nuovi e intensi e non si può prevedere con certezza che cosa apporterà benefici.